Fra le varie forme di inquinamento marino, i rifiuti solidi, e in particolare i rifiuti plastici, hanno il dubbio onore di occupare un ruolo di rilevo.
MED, “Mediterranean Endangered”, è un programma quadriennale di monitoraggio dei rifiuti marini in mediterraneo. I risultati della spedizione del 2010 mostrano un quadro preoccupante per il mediterraneo nord-occidentale, incluso il Mar ligure.
Il monitoraggio si è focalizzato in particolare sui microframmenti di plastica, definiti come frammenti di dimensioni minori di 5 mm, che sono risultati essere il 90% del totale di rifiuti.
I microframmenti sono un grosso problema che solo di recente è stato individuato. Infatti, come è noto, la plastica è molto difficile da degradare, ma si può facilmente frammentare in piccoli pezzi. Questi, di dimensioni quasi invisibili ad occhio nudo, possono essere assimilati da organismi di piccole dimensioni (ad esempio, da plankton e piccoli pesci), i quali vengono a loro volta mangiati da organismi più grandi entrando così nella catena trofica, e quindi potenzialmente arrivando anche nel nostro piatto.
Per capire l’entità di questo problema, bisogna notare che, in alcuni dei campioni esaminati da MED, il numero di micro frammenti era 6 volte superiore a quello di organismi del plankton. Tale concentrazione di rifiuti è simile a quella della famigerata “Great Garbage Patch” dell’Oceano Pacifico, una zona, dall’area grande due volte quella del Texas, in cui i giochi di correnti hanno formato un ammasso di rifiuti che ha destato allarme nell’opinione pubblica d’oltreoceano.
C’è da dire che i dati riportati per il Mediterraneo sono per ora solo parziali, poiché in aree meno densamente abitate di quella esaminata la concentrazione potrebbe essere minore, ma l’allarme resta, anche perché le previsioni sulla produzione di plastica per i prossimi anni sono di un forte aumento.
Cosa possiamo fare noi? È importante sapere che la maggior parte dei rifiuti in mare non viene dalle barche, come si pensa erroneamente, e nemmeno da chi lascia rifiuti in spiaggia (comunque non fatelo!) bensì dai rifiuti urbani. Per diminuire la plastica in mare, bisogna diminuire l’uso di plastica a casa propria, nella vita di ogni giorno, ad esempio preferendo prodotti confezionati con materiali biodegradabili.
Per maggiorni informazioni:
articolo originale (in inglese):
sulla campagna MED (in inglese):
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